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Papen, Franz von.

Uomo politico tedesco. Originario di una famiglia cattolica della Vestfalia, abbracciò la carriera militare divenendo ufficiale degli ulani ed in seguito ufficiale dello Stato Maggiore dell'esercito. Addetto militare a Washington, nel 1915 fu richiamato in patria dal Governo tedesco per un'accusa di spionaggio rivoltagli dalle autorità americane. Nominato tenente colonnello, seguì come capo di Stato Maggiore il generale von Sanders, capo del corpo militare di spedizione tedesco che operava in Palestina. Alla fine della prima guerra mondiale P. si dedicò alla carriera politica tra le file del Partito cattolico. Dal 1921 al 1928 fece parte del Parlamento prussiano sostenendo posizioni di destra all'interno del suo partito. Nel 1932 il presidente Hindenburg lo chiamò a presiedere un Governo di concentrazione nazionale. La sua linea politica era volta a tentare di interrompere la spirale inflazionistica e di imporre l'ordine nei confronti del movimento nazista capeggiato da Hitler e Rohm. Portò avanti contemporaneamente una politica antisocialista che culminò con lo scioglimento del gabinetto socialista della Prussia di cui, si nominò commissario. In seguito, contando di acquistare abbastanza forza elettorale per controllare più agevolmente la situazione, convinse Hindenburg a sciogliere il Parlamento e a proclamare nuove elezioni. Ma l'elettorato non gli diede un margine abbastanza ampio da formare un Governo personale e, di conseguenza, rassegnò le dimissioni. Sostituito da Schleicher, tentò di accordarsi segretamente con i nazisti e con gli ambienti più conservatori. Alla salita al potere di Hitler (1933), accettò di assumere la carica di vicecancelliere e di commissario per la Prussia, nella convinzione di poter controllare dall'interno l'evolversi del movimento nazista. La vittoria elettorale dei nazisti nel marzo 1933 ridusse ulteriormente le sue possibilità di manovra. Nel luglio 1933 concluse per conto del Governo tedesco un concordato con la Santa Sede. Nell'agosto 1934 si recò a Vienna dopo l'assassinio di Dollfuss e assunse la carica di ambasciatore. In questa veste fu uno dei maggiori collaboratori di A. Seyss-Inquart nella preparazione dell'annessione nazista dell'Austria. Nel 1939 venne nominato ambasciatore in Turchia, dove ottenne la firma di un trattato di non aggressione. Nel 1944 abbandonò Ankara e fece ritorno in Germania, dove venne arrestato dagli Alleati alla fine della guerra e sottoposto a processo a Norimberga insieme ai maggiori gerarchi nazisti. Nell'ottobre 1946 venne assolto dal tribunale di Norimberga. Successivamente fu condannato a otto anni di reclusione dal tribunale tedesco di denazificazione; uscì di prigione per condono nel 1949. Nel 1952 pubblicò in inglese le sue memorie, nelle quali ribadì la convinzione che fosse possibile controllare dall'interno il regime nazista (Werl, Vestfalia 1879 - Obersasbach, Baden 1969).